Come si possono classificare gli stereotipi?
Si possono classificare in:
– Positivi: gli italiani sono raffinati amanti
– Negativi: gli italiani sono mafiosi
– Neutri: gli italiani gesticolano
Secondo Lippmann il rapporto conoscitivo con la realtà esterna non è diretto, ma mediato dalle immagini mentali che di quella realtà ciascuno si forma. Tali immagini (gli stereotipi appunto) altro non sono se non delle semplificazioni grossolane e piuttosto rigide che il nostro intelletto costruisce quali “scorciatoie” per comprendere l’infinita complessità del mondo esterno.
Caratteristica degli stereotipi è infatti la loro persistenza anche attraverso le generazioni, quasi indifferente alla realtà che nel frattempo si evolve e modifica le condizioni in cui avevano avuto origine e senso.
Gli stereotipi sono socialmente condivisi. Ma perché si diffondono?
– Ci fanno sentire portatori di saggezza
– Ci rasserenano nell’ansia delle scelte
– Ci danno stabilità
– Ci sublimano interessi dell’ego e del gruppo di appartenenza: la creazione di stereotipi spesso riflette un potere culturale di un gruppo su un altro (uomini contro donne, italiani contro stranieri, ecc.)
– Universalizzano, assolutizzano, naturalizzano le nostre opinioni
– Semplificano le nostre scelte, i nostri valori culturali
– Ci danno conferma
– Sono utili per la sopravvivenza
– Gestiscono le nostre contraddizioni